Ovvero di ciò che è adeguato e ciò che non lo è (ma che nella mani giuste può salvare una vita)
La storia di come un farmaco, un quaderno, un giocattolo e un vestitino attraversano una rotta tortuosa, ma virtuosa, fatta di meridiani e paralleli solidali per giungere poi a Gibuti, nella mia personale geografia fatta di latitudine, longitudine e fratellitudine.
La fratellitudine percorre a volte vie inesplorate, invisibili sulle mie amate mappe di carta e sui Gps, ma ben tracciate dal cuore di molti. Una delle vie incrocia la società del consumo e dell’abbondanza; il consumo, inteso come sistema, esiste ovunque ci siano società di esseri umani, dalle più ricche, tecnologiche e distruttive, alle ultime che vivono in armonia ed equilibrio con l’ambiente. L’abbondanza invece non esiste ovunque.
Cosa si consuma qui a Gibuti, presso l’ospedale Balbalà? Naturalmente di tutto! Garze, aghi, siringhe, cateteri venosi, deflussori, suture, drenaggi chirurgici, cateteri vescicali e sacche di raccolta; tubi tracheali per anestesia e poi ancora fleboclisi e farmaci.
Qui abbiamo consumo in abbondanza, ma non abbondanza di materiale di consumo.
Gibuti ha pochi abitanti e un porto internazionale dove arrivano anche generi tecnologici e di lusso, per quei ricchi che possono permetterseli, ma la richiesta di materiale sanitario non è ancora così allettante per le grandi multinazionali, non da investirci in sviluppo di esportazione. Da qui la difficoltà, quasi da scenario di guerra, a reperire quanto serve per la cura dei pazienti.
Ma noi abbiamo scoperto la via ignota, il varco fortuito nella corrente su una rotta mai percorsa prima: un’amica ritrovata viene a conoscenza, tempo fa, della nostra onlus e ci racconta che l’azienda di prodotti sanitari di suo padre, in cui anch’essa lavora, è costretta periodicamente a distruggere materiale non conforme.
“Non conforme” significa che quel materiale non è più commerciabile perché ha difetti minimi: lievi ammaccature sull’imballo, macchie sulla confezione esterna, oppure modelli sostituiti da tipi più nuovi, oppure ancora grandi quantità di prototipi già valutati, funzionanti ma poi rimpiazzati da modelli migliori. Tutti piccoli problemi che comunque non ne pregiudicano l’uso.
Smaltire materiale sanitario monouso (che nasce comunque per essere distrutto) ha delle regole giustamente precise, nonché un costo elevato. Crewforafrica Onlus, grazie all’incontro con la Farmacare srl, ha aperto così una rotta virtuosa verso sud: il materiale ha una seconda vita e ci viene legalmente donato con solidale continuità, senza spreco economico per nessuno.
La fratellitudine conduce in viaggio una carovana che porta merci scartate e arriva alla meta con merci diventate preziose e vitali.
Ecco il difetto perfetto: ciò che è inadeguato in Italia, qui a Gibuti nelle mani giuste di medici e infermieri si trasforma nell’adeguato che aiuta un bambino a sperare di crescere.
(terza parte)